(Sbobinatura di intervista svolta durante il Lockdown per Covid, Lucca 2 aprile 2020)
Qual è il tuo primo ricordo legato alla lettura? A quando risale?
…è una cosa che ricordo spesso con un’immagine: sono i cartelli stradali quando ancora non sapevo leggere e tediavo tutti per dirmi che cosa c’era scritto. Ho un fratello più grande di tre anni che quindi ha imparato a leggere prima di me ovviamente e io questa cosa- insomma- non la vivevo tanto bene, che in macchina eravamo mio papà mia mamma mio fratello ed io, che io fossi l’unico che non sapeva leggere e chiedevo “cosa c’è scritto qui, cosa c’è scritto lì?” E avevo questa voglia di sapere decifrare. Il primo impatto è stato questo, forse avrei dovuto fare il vigile urbano chissà forse erano dei segni.
Chissà…
Come libro, è un libro che trovai quando ancora non sapevo leggere, avrò avuto cinque anni, nella cantina di casa di mia nonna paterna, andammo con mio papà, mi disse: “Se mai stato nella cantina di nonna?” - “No” - “E allora andiamo a vedere…”. Ricordo questo luogo umido, c’era un grande tino, tante cose abbandonate come ci possono essere nelle cantine di queste vecchie case e ci trovai questo vecchio libro- può sembrare una storia un po’ dickensiana- il libro di mio papà quando era piccolino, probabilmente uno dei pochi di proprietà che può aver avuto perché la famiglia di mio papà era una famiglia molto semplice. Ed era “Peter Pan”, un libro con le illustrazioni, diciamo degli anni ‘50, più o meno, fine anni ’50, di quei libri un po’ grandini, con la copertina bella spessa…
In brossura?
Si bella grossa e con evidenti segni del tempo come dicono gli antiquari o i librai di modernariato quando ti vendono i libri, con qualche strappo qua e là, un po’ di umidità e tanta polvere questo anche mi ricordo. Però mi incuriosiva, “Prendi qualcosa che ti piace”, e io presi questo libro che tra l’altro purtroppo non ricordo nei vari traslochi, non so che fine abbia fatto, spero non sia andato….
Perso o buttato?
si o forse chissà è nascosto da qualche parte. Me lo sono fatto leggere, poi l’ho riletto più da grandicello. Confesso anche di non essere un fan di “Peter Pan”, né del libro né delle varie trasposizioni cinematografiche. Il primo libro è questo, e poi alle elementari cominciarono a regalarmi, perché all’epoca -possiamo dire all’epoca perché sono passati ormai trenta anni-non c’era in Italia tutta la produzione per bambini di oggi, per tutte le fasce di età…
Tu perdona Claudio quando sei nato?
Nel 1981, le elementari le ho fatte negli anni ‘80 fondamentalmente e si regalavano per i compleanni e le comunioni i grandi classici, quindi Verne e tutti gli altri, io cominciai ad appassionarmi a Jules Verne, lo leggevo spesso, quello che amavo di più era “Il giro del mondo in ottanta giorni”. E poi ne ho scoperto un altro quando ero più grandicello, lo trovai in una libreria che c’era su a Castelnuovo, un edizione scolastica, di quelle Einaudi non so se ricordi….
Si certo
….bianche con la strisciolina rossa, con un’immagine in copertina, di un racconto breve di Jules Verne, che è “Il Dottor Oss”
Non lo conosco
Non si trova spesso nelle librerie, è molto divertente, un racconto molto breve che forse in questo periodo potrebbe essere anche interessante, è un esperimento, infatti la traduzione in inglese o addirittura in francese è “Una fantasia del Dottor Oss”, è un esperimento di questo scienziato che si propone al consiglio comunale al borgo mastro di questa cittadina, che si chiama Quinquedone
Te lo ricordi veramente bene
Poi ti spiego il perché…di portare l’illuminazione a gas in questa cittadina, a sue spese. Allora il consiglio comunale, di quelli lenti, alla fine accetta, e dietro c’è tutta una vicenda: il gas non è normale, è un gas particolare e lo scienziato studia gli effetti di questo gas sulla popolazione, normalmente molto pacifica e ordinata, e invece quando lui inietta questo gas, c’è la scena molto esilarante del teatro, c’è un crescendo del movimento di tutto il pubblico che alla fine scappa e irrompe nella piazza dove invece c’è aria fresca e piano piano tutti riprendono la tranquillità. È un libro molto divertente, è un libro che ogni tanto ho riletto, ora è tanto che non lo faccio, era un libro che non so mi prendeva molto, mi calavo molto in questo racconto e quindi in quei giorni un po’ così, quando ero ragazzino, e avevo tredici anni, ed ero angosciato per quelle che potevano essere le paure di allora…
Certo
Ricordo che lo leggevo tutte le volte che mio papà e mia mamma andavano a parlare con gli insegnanti, sono sempre stato un bimbo bravo a scuola ma forse proprio perché ci tenevo avevo l’ansia da prestazione per quest’incontro. E allora mentre aspettavo prendevo il libro: è un racconto breve ma un pochino ci vuole per leggerlo e così passava il tempo e non pensavo al ricevimento con gli insegnanti…
Era un rituale?
Si un rituale, una specie
Un pensiero magico
Si esatto, io sapevo che c’era quello, era come una boccettina di gocce calmanti, lo prendevo e mi occupavo la mente o mi aspettavo portasse bene insomma
Per questo lo conosci quasi a memoria?
Si si, diciamo ora sono anni che non lo leggo ma quando è arrivata la proposta della biblioteca mi è subito venuto in mente, e ho pensato “appena esco dalla quarantena, vado a Castelnuovo e lo prendo” perché purtroppo buona parte dei libri ce l’ho a Castelnuovo, tutta la memoria passata ce l’ho là e mi piace anche, mi piace da un lato pensare che ho un paradiso dei libri distaccato dove porto quelli che non mi servono oppure che ho letto
Tu abiti a Lucca adesso?
Si
Le scuole dove le hai frequentate?
Fino alle medie ed inizio liceo a Castelnuovo e poi ho continuato a Lucca, e poi a diciannove anni mi sono trasferito a Pisa all’università perché fare su e giù da Castelnuovo era complicato e pesante
Quindi hai questo libro quasi iconico per te?
Si Si, questo e un altro conosciuto più avanti, su suggerimento di un’amica che era ed è tutt’ora “intrippata” con gli scrittori scandinavi, che avevo suggerito al gruppo di lettura della biblioteca, “Naif Super”. Un libro molto semplice, per me emblema di quel mondo scandinavo, perché ci sono pochi orpelli ed il libro è breve, ma non è tanto la brevità o la poca quantità di pagine ma anche i periodi molto concisi, ci sono frasi molto semplici, diciamo anche la narrazione stessa si basa su una serie, un insieme di liste, di cose da fare. E’ la storia di un ragazzo della mia età quando l’ho letto la prima volta
Quando lo hai letto?
I primi anni universitari, avrò avuto venti- ventuno anni, è la storia di un ragazzo che deve rimettere a posto la sua vita, e allora fa affidamento sul fratello, su un amico che sta lontano e fa delle cose ecco sì dei rituali, giochi semplici, per esempio quello del martello che devi piantare i chiodi nei buchetti, non ricordo il nome, quel tavolo da lavoro per bambini…in legno
Sfugge anche a me il nome
si questi giochi con le cose di legno ed è molto semplice ma nei momenti di difficoltà, a vent’anni, ventuno ci sono, sei abituato ad arrovellarti la testa, come facevo io, e il libro era una sorta di balsamo, che leniva e faceva un effetto simile a libro di Verne. E’ come se si fossero ad un certo punto passati il testimone, uno per l’infanzia l’altro per l’adolescenza, per un età più matura. Dovrei provare anche oggi e vedere che effetto fa un libro del genere
Bellissima immagine questa del passaggio di testimone, tra libri in età diverse…
Si io penso che tanti libri, magari sono nella biblioteca di famiglia, piccola o grande che sia, e magari provi ad avvicinartici da ragazzo ma o ti annoia o sono letture che fai per forza perché devi dire che le hai fatte o già affrontate. Poi magari ti tornano in mano da grande e le apprezzi veramente o finalmente hai la tranquillità di poter dire “mi sono rotto i coglioni” a leggere cinquanta pagine per descrivere una colazione
Hai un libro per l’età adulta, il passaggio di testimone è continuato?
Ancora no, per ora no
Lo stai cercando?
Per ora continuo a pensare che in caso di bisogno possa rompere il vetro come sui treni per prendere il martellino e ritrovare “Naif Super”, devo vedere se ancora è efficace ecco, ancora non ho sperimentato
Certo, poi posso dire che la letteratura scandinava ed Iperborea l’ho conosciuta grazie a te che al gruppo di lettura hai suggerito “L’anno della Lepre” di Pasilinna…
Devo dire tutto merito della mia amica che seguendo questa passione- e per vari altri motivi -non in Scandinavia ma si è ritrovata a vivere in Canada, più o meno siamo a quelle latitudini
Non conosco in modo approfondito la letteratura scandinava, non so se ci sono dei tratti caratterizzanti o meno, ma per esempio anche ne “L’anno della lepre” il protagonista abbandona una vita priva di stimoli per inseguire la lepre che è in sé…
esatto, è sempre molto forte anche il tema dell’ambiente, sarà che per loro è una cosa abituale come per noi le case di mattoni e di pietre, loro hanno i boschi….
Si hanno un tratto ecologico, tornando alle domande, questi sono libri che hai scoperto da solo, la scuola che input ti ha dato?
Delle elementari ricordo quelle letture che facevano fare un po’ a tutti, “Cipì”…queste cose..
Ricordo pure io già
Quasi curriculari però uno stimolo alla lettura onestamente…..
...Non è mai arrivato…
Penso di aver avuto un’ ottima insegnante ma no lo stimolo alla lettura no, ho avuto la fortuna di avere genitori che leggevano e quindi li vedevo spesso con i libri in mano, mio papà proprio li divorava, ha calato il ritmo adesso che è in pensione perché si è messo a fare quei lavoretti che rimandava da anni, altrimenti lui il pomeriggio rientrava da lavoro (entrambi i miei genitori lavoravano in Posta, ho passato molti pomeriggi a fare i compiti nel retro dell’ufficio fra pacchi di lettere e con il rumore dei timbri di sottofondo) e si metteva sul divano e leggeva, poi abbiamo capito che probabilmente usava anche una lettura come dire selettiva perché non poteva leggere quattrocento pagine in due giorni insomma. Era eccessivo.
Certo
C: E quindi soprattutto per mio papà, mia mamma passava molto tempo con noi, ma ero quasi geloso perché pensavo passasse più tempo con i libri che con noi. Quindi avevo la curiosità di capire cosa ci fosse di così interessante, di attrattivo e affascinante dentro questi libri. Anche quello è stato unostimolo.
Immagino
Anche i quotidiani. Mio papà leggeva giornali, settimanali, L’espresso è sempre stato a casa mia, e io ho continuato questa cosa di comprare le riviste certe volte senza riuscire a leggerle per mancanza di tempo, ma questa cosa mi è rimasta, magari entro in un’edicola e non ti dico che comprerei Casa Amica ma poco ci manca
Anche riviste e giornali hanno la loro importanza
Si mi stimolano, mi attirano
Anch’io per esempio sono molto legata all’editoria femminile
C’è da dire che purtroppo i quotidiani non riescono più a essere in competizione con le testate online per quanto riguarda almeno la notizia in sé, la notizia del giorno, ma fortunatamente propongono tanti approfondimenti culturali, di natura storica…
Repubblica ogni sabato ha l’inserto Robinson
Si poi La lettura del Corriere della sera, io cerco di capire le differenze tra le due proposte, forse Robinson ha una visione più ampia, mentre La lettura ha approfondimenti più specifici, più attenti, forse ha una tradizione più antica rispetto a Repubblica
...è probabile
Una parentesi: la medialibrery (MLOL) che stanno sponsorizzando in questo periodo in biblioteca l’hai vista’? c’è tutto a livello di riviste, è davvero impressionante
Si ho notato anche se subisco ancora il fascino della carta, ho bisogno ancora di toccare, sono romantica in questo senso, mi devo abituare
ah ah, sicuramente
Però indubbiamente la rete offre tanto, è un mare sterminato dove trovare tutto
Anche troppo, vivi per certi versi un senso di impotenza, ti rendi conto che non potrai leggerli tutti, magari leggi solo le pagine culturali però poi lì ti fermi, l’occhio si stanca
Gli audiolibri?
Qualcosina ma poco, lo faccio più per confrontarmi con chi fa letture ad alta voce in maniera professionale perché è una cosa che mi piace molto. Ti anticipo, non c’entra molto con l’intervista, apro una parentesi, una volta usciti dalla quarantena mi piacerebbe mettere su un gruppo di lettura ad alta voce, un gruppo che già c’era ma che poi si è sciolto, un gruppo di lettura ad alta voce, LAAV, fanno diverse tipologie di letture, anche per bambini, io sono già in Nati per Leggere
Io non sono riuscita a fare il corso
Mi piaceva però anche l’aspetto delle letture per adulti, magari per anziani nelle case di cura, gli ospedali, l’idea di andare a fare letture e mi piacerebbe mettere su inizialmente un gruppo di 5-6 persone così riusciamo a garantire una lettura a settimana. Quindi sì mi piace sentire leggere in modo professionale cose che magari ho letto pure io ma a livello personale e quindi le ascolto per quello ma non mi danno la stessa sensazione della lettura silenziosa che fai personalmente
Personalmente, mi distraggo facilmente con gli audiolibri
Si la lettura, nel processo di decriptazione dei segni sulla carta si deve lavorare di più e forse anche perché non siamo più abituati ad ascoltare, in generale
Già si parla si parla e non si ascolta. Claudio tornando al tema dell’intervista: a scuola ti hanno fatto odiare mai un libro, ti hanno imposto letture?
Odiato no, per quanto riguarda le letture obbligate a lezione come “I Promessi Sposi” o anche “La Divina commedia” mi sembrava piuttosto di violentare quei testi, leggendoli cosi, cioè si leggeva un pezzettino poi si analizzava, poi c’era quello che faceva la battuta, mi sembrava di mettere il libro su un tavolo operatorio e poi si tagliuzzava. Ed erano libri molto belli. “I promessi sposi” per esempio mi sono piaciuti molto, cosa che magari all’epoca forse non si poteva dire perché si rischiava il linciaggio dei compagni di classe, però sì “I promessi sposi” mi sono piaciuti e li ho riletti poi qualche anno dopo con più piacere, anche perché nel fare una lettura più continuativa o quasi godi sicuramente di più. Libri Odiati no…devo dire di no
Tu hai fatto lo Scientifico?
SI lo Scientifico, e lì ho avuto un insegnante di lettere che ci faceva leggere moto durante l’anno e durante l’estate. Unica cosa che ricordo di quel periodo, complice l’impegno della scuola, complici altri impegni extrascolastici, poi prendevo il treno alle 6.25 e tornavo alle 15.30 più o meno a casa, poi c’erano i compiti e quindi io leggevo i libri che ci dava, che sono stati soprattutto i libri della Resistenza, dalla terza liceo abbiamo iniziato a leggere la letteratura almeno quella più nota sulla Resistenza e per quasi tre anni non ho avuto tempo di fare letture scelte da me.
A me è successo con la letteratura di genere
si è bello, io sono contento di aver letto questi libri, che forse tanti non li avrei incrociati, l’unico che avevo già letto prima di iniziare il percorso era “Il sentiero dei nidi di ragno” di Calvino che ricordo con affetto, lo avevo letto alle medie. Tutti gli altri sono molto belli ma il problema dei percorsi tematici specifici è che dopo un po’ sono pesanti, non c’è possibilità di variare, non c’è la possibilità insomma di sciacquarsi la bocca con sapori diversi perché poi alla fine rischi di non sentire più il sapore a forza di mangiare la stessa minestra
Già
Quindi soprattutto gli ultimi che leggi, magari i più belli, per quello che è il giudizio della critica, ti passano insipidi perché nei hai letti tanti. Io ricordo lei ce faceva leggere parecchi, per l’estate ne dava molti e non avevi il tempo di leggere qualcosa di tuo “è estate potrei leggere qualcosa di mio invece mi tocca…”
“Un anno sull’altipiano” …, prima guerra mondiale, sempre a tema però
Molto belli ci mancherebbe, letture che con questa quantità non avrei fatto neanche dopo, anche perché confesso riconosco il valore socio politico e letterario di quel percorso ma non ho incontrato niente di così esaltante, magari per altri si, per mio gusto non tanto
Calvino, magari va oltre la Resistenza c’è anche una sperimentazione linguistica
Si certamente, ecco la lettura completa di Primo Levi, il testimone per eccellenza non l’avevo mai fatta, forse alle medie in antologia, ecco leggere Primo Levi, quella è stata una lettura sentita molto sentita, senti la partecipazione, senti il livello letterario, davvero alto, e ti stupisce che all’inizio questo lavoro non era stato apprezzato
tu il torneo letterario su Repubblica lo segui?
No per scelta non amo le competizioni, come i premi letterari, Bancarella ecc.
Levi credo sia nei quarti finale insieme a Tabucchi, non ricordo bene
Tabucchi l’ho amato molto, subisco il fascino del Portogallo
Ho letto anche Pessoa
Sono diciamo autori conosciuti, credo abbiamo fatto una trasposizione cinematografica de “Il banchiere anarchico”
Non saprei
Chissà forse me lo sono sognato, in questa quarantena sto sognando molto di più
Io sto pure tenendo un diario dei sogni e ne ho trascritti di meno, chissà
Mi sono accorto che mi ricordo di più i sogni che faccio
Io sono molto attenta alla mia attività onirica, anche “Requiem” di Tabucchi è un viaggio onirico. Invece tornando all’intervista il rapporto con la biblioteca? Il gruppo di lettura?
Si diciamo che la biblioteca l’ho sempre frequentata, ci andavo anche da piccolo, su a Castelnuovo, c’era una piccola biblioteca, invidiavo la signora che se ne occupava che tutti i giorni era circondata dagli scaffali, all’epoca c’erano ancora gli schedari, no, dove cercava il titolo del libro con la collazione e lo schedario dove annotava il nome di chi aveva preso il libro. Poi anche all’università, anche se forse è una fruizione obbligata, dove prendi i libri che ti sono utili, in quel periodo lì ho frequentato meno la biblioteca civica, diciamo così, ecco. Poi per tanto tempo non sono andato spesso in biblioteca perché tutti i libri che leggevo, li dovevo comprare, li dovevo avere con me poi ho ricominciato a frequentare la biblioteca, ho cominciato a prendere in prestito dei libri e a volte faccio questo ragionamento: se un libro lo voglio veramente accanto a me lo compro, se sono un po’perplesso, allora intanto lo prendo in prestito e poi eventualmente lo prendo in biblioteca. Insomma la uso come filtro, purtroppo ho questa cosa, forse un po’ materialista, di dover avere libri, come la musica e i dvd, è come sé riguardandoli mi rassicurassero, mi dicessero “Hai fatto questo percorso” perché sono, mi sento, i libri che ho letto, la musica che ascolto, i film che ho visto, c’ho dedicato tempo ed energie e mi fa piacere sapere Che sono lì. A volte mi appunto, sono in questo un uomo degli elenchi, mi appunto le pagine, le riflessioni che mi sono piaciute, rileggo ogni tanto questo taccuino dove prendo nota di questi riferimenti, mi piace averli lì poi ovviamente è anche una questione puramente materialista: i libri come oggetti sono molto belli cosa che manca e mancherà sempre al libro digitale. Io ho un e-reader, me lo hanno regalato, altrimenti non lo avrei mai comprato, scarico libri della biblioteca, oppure ho comprato edizioni di libri che mi piace rileggere e che non posso sempre portarmi dietro con il carretto, anche cose di poesie, per quello è comodo. Un libro ce lo leggi ma poi manca, come dicevi te, il tatto con la carta, e anche credo un senso di compiutezza, un libro quando arrivi all’ultima pagina lo chiudi e lo riponi e hai proprio il senso di aver chiuso un percorso, e poi manca anche il passare da un libro all’altro che spesso è emozionante con l’e-reader non accade hai sempre la stessa tavoletta in mano. Puoi leggere un libro di settecento pagine e poi una raccolta di poesie di cinquanta pagine ma hai sempre la stessa identica tavoletta, non c’è percezione del cambio oggetto….
Iperborea ha per esempio delle bellissime copertine…
Si infatti certo si perde tutto questo, ne ragionavo tempo fa, se si andasse davvero in questa direzione digitale, che sembra aver avuto un’accelerazione, poi tornata indietro, ecco si perderebbero tante professionalità. E’ vero l’e-book ha la copertina ma forse chi fa il grafico editoriale, chi sceglie il formato, il formato lo decidi tu in base all’e-reader che hai, non è più una scelta di case editrici diverse che le riconosci, si distinguono per copertina, i colori, la qualità della carta usata, se hai una tavoletta tutti questi saperi si perdono, nel giro di qualche anno poi scompare chi sa fare un lavoro di questo tipo, magari rimane per certi tipi di pubblicazioni, le stampe anastatiche ma si parla di piccoli mondi.
E' tutto molto più piatto
Riconosco è molto comodo, tipo questa mia amica del Canada, che quando è rientrata mi ha ceduto parte della sua biblioteca fisica perché lei si sposta ogni tanto e non si può caricare sempre di scatoloni di libri, eccetto qualche libro che serve per passione o per lavoro che compra in edizione cartacea, per il resto acquista e-book perché è più comodo. Un conto è fare il trasloco dei libri con la tavoletta un conto è farlo con gli scatoloni dei libri. Quindi ha diversi aspetti di comodità anche se ho l’impressione che fondamentalmente chi legge con e-book sia un lettore forte che già legge molto e compra libri, non intercetti nuove fasce di lettori secondo me. Non è come la sigaretta elettronica ecco
Non è come la sigaretta elettronica una bellissima similitudine
mi è venuta i mente proprio adesso, pensavo ad una similitudine. La sigaretta elettronica perché magari trovi qualche ragazzino che magari non fuma normalmente ma magari inizia con quella elettronica. Anche lì si perde…non ho mai fumato ma posso riconoscere nel fumare un aspetto romantico, è il pezzo di carta con il tabacco dentro che brucia, ci può essere il ragazzo che fuma alla James Dean ed è affascinante ma chi fuma con la sigaretta elettronica non ci trovo niente di attraente
Ecco, ci sono libri che hai letto di nascosto? Per esempio, io, per quanto abbia avuto genitori non lettori e sicuramente ignari, credo di aver letto un po’ di soppiatto “L’ amante di Lady Chatterly”
Ah e si ci sono
Forse Fabio Volo mi vergognerei di più, chissà
Si ecco, Fabio Volo non l’ho mai letto, fa radio e come tutti i professionisti della voce che sono del Nord hanno questo accento che mi ferisce l’orecchio e poi dico sempre “ci sono talmente tanti libri da leggere che proprio Fabio Volo?”. Fabio Volo no però, senza voler fare alcun parallelismo tra Fabio Volo e altri scrittori, ci sono scrittori che non sono il massimo della qualità e che magari ho voluto leggere….ultimamente devo dire me ne frego, quello che voglio leggere lo leggo e non faccio attenzione a quello che possono pensare gli altri ma diciamo fino a qualche anno fa, come dicevi te di Fabio Volo, non volevo far vedere che leggevo certo cose, per esempio c’è questo autore spagnolo che scrive romanzi a tematiche gay fondamentalmente, Eduardo Mendicutti, una persona molto colta e i libri non sono niente di che…
Il mio libro preferito è Isherwood “Un uomo solo”, è riconosciuto come un capolavoro della letteratura
Magari cerco di leggerlo in lingua, faccio esercizio. C’è un libro che si chiama “Goditi il problema”, libro piacevole ma che è un emerita “puttanata”, consigliato da un mio amico, che insegna all’università a Siena, se lo ha letto lui posso leggerlo pure io e ce ne sono stati diversi, alcuni di nascosto per una questione di pudore
Si certo, forse anche da giovani ci si fa più problemi
Ecco sì. È una categoria appartenente a” Non voglio che la gente sappia che leggo puttanate”, è una cosa che fanno tutti, ma molte volte si pensa che il giudizio degli altri sia importante, poi arrivi ad un’età capisci che non lo è, che a te non te ne frega niente e che forse anche agli altri non interessa cosa leggi, è triste forse ma liberatorio. Ci sono libri non tanti, in realtà che ho letto veramente di nascosto perché da giovane, da adolescente, quando ti fai domande su chi sei cosa vuoi avevo trovato in libreria, “Machi di carta” ed era un racconto sulla vita degli omosessuali a Cuba, l’ho ritrovato tempo fa lo volevo prendere al mercato in piazza San Giusto, se esco dalla quarantena voglio tornare a prenderlo, era Edizione Clandestine forse (Stampa alternativa in realtà). All’epoca lo lessi per curiosità per capire il percorso di accettazione ed oggi lo leggerei con più attenzione per sapere come reagisce un sistema come quello cubano. Credo di averlo letto tutto di nascosto, la libraia lo sapeva, in libreria, perché non avevo il coraggio né di pagarlo né di portarlo a casa.
Mi hai fatto venire in mente “Prima che sia notte” Reinaldo Arenas, torno a cercarmelo…scrittore cubano, omossessuale perseguitato
Tu i libri li hai tutti con te?
Gran parte delle miei cose le ho con me, per litigi vari con i miei genitori, i libri delle superiori per esempio, sono pure anche un po’ Andreotti, conservo tutto, anche le mail.
Buttare le cose di carta dispiace
Si sono ricordi
Anche i settimanali mi dispiace
Pure a me, ma per questione di spazio….
Si io le ritaglio
Anche io, ma poi tanto non li guardi io, per esempio ho preso a fotografarli
Si?
Si poi appunto andrebbero anche archiviati, su a Castelnuovo dai miei ne ho tanti dovrei mettermi a fare questo lavoro di archiviazione, ma manca il tempo e la voglia
Certo, certo, ti faccio un’ultima domanda: “Ci sono cose che non ti ho chiesto? Domande che avresti voluto di chiedessi e non ho affrontato?”
Unica cosa che mi viene in mente è il rapporto con i libri di studio, che fine fanno? Soprattutto quelli di medie e superiori, chi li butta, chi no, chi racconta di averli bruciati, io li ho conservati quasi tutti per il rammarico di mio papà che se li ritrova sempre tra i piedi in soffitta…
Sono ricordi e future fonti storiche
Si i testi di filosofia, storia, geografia, storia dell’arte li ho tenuti a portata di mano perché li ho usati anche all’università, per cercare alcune cose. Altri come quelli di scienze no sono a Castelnuovo ma c’era la speranza che potessero servire ad eventuali nipoti, che magari avessero intrapreso un percorso scientifico
Conservando i libri si può notare anche come cambiano i programmi, si possono studiare i cambiamenti
Si quando andavo a ripetizioni di matematica e fisica, senza sortire mai grandi risultati, il professore mi dava spesso da portare a casa i libri usati da lui alle superiori, libri attaccati con lo scotch e i programmi mi sembravano gli stessi…non so forse il cambiamento mi viene in mente si vede più in storia geografia e lettere ….