La casa abitata anche dai libri, molti, pochi, irrilevanti è un altro destino familiare. Se si è imparato da piccoli a sfogliarli con qualcuno, scarabocchiarli, a strapazzarli al di là delle reazioni comprensive o furiose dei grandi, contrassegnano la nostra storia più di ogni suppellettile. I libri che abbiamo visto tra le mani di fratelli o sorelle maggiori, dei genitori, la sera tardi, commentati e discussi, ci hanno proiettato oltre le pareti, nell’immaginario e nel bisogno di entrare nelle vite altrui. Nelle altre case e nei paesaggi, nelle avventure umane e impossibili. (Demetrio, 2002, Album di famiglia. Scrivere i ricordi di casa. Milano: Meltemi, p. 124)
Probabilmente quando si pensa alla lettura ci immaginiamo un gesto solitario, un’ espressione dell’intimo slegata da qualsiasi vincolo sociale. Storicamente non è andata così: le veglie contadine, i lettori nelle manifatture cubane di sigari, le letture monastiche ne sono un esempio. Ma senza scomodare la Storia, basta fermarsi un attimo e guardare alle nostre piccole storiE: ci accorgeremo che i primissimi ricordi di lettura molto spesso hanno a che fare con la casa, con il contesto familiare, con l’ascolto di storie, con la lettura duale, con il leggere ad alta voce, insieme a qualcuno, con i nonni, i genitori.
A testimoniare come la lettura possa essere espressione di un’incontro e un momento di condivisione sono le meravigliose parole di Alessandra che ricorda quando in tenera età leggeva alla madre. Un ricordo che acquista ancora più significato: Alessandra oggi non è soltanto un'assidua lettrice ma anche un'appassionata volontaria LAAV, un progetto di promozione della lettura il cui motto è “IO LEGGO PER GLI ALTRI”.
immagine: Pomeriggio dei bambini a Wargemont, Renoir.