Intervista a Maria Pia Pieri

"Mi sono laureata in Lingua e Letteratura inglese  con una tesi di Letteratura nordamericana, su Mark Twain, e subito dopo  ho vinto una borsa di studio Fulbright  presso l’Università del Missouri, a Columbia, vicinissima ai luoghi dell’autore..."
Storie di lettura
Maria Pia Pieri, 1935, Lucca

Lucca, 15-01-22, sbobinatura di intervista audioregistrata

Qual è il tuo primo ricordo di lettura? La prima cosa che ti viene in mente?

Allora, era tempo di Guerra, ero a letto e avevo avuto la scarlattina, mio padre era in guerra lontano ed è arrivato da Viareggio mio cugino, un cugino carissimo, che mi ha portato un piccolo libro con storie colorate di animali, mi sembra. La cosa che più mi è rimasta impressa è stata la carta perché era spessa al tatto, non liscia, era morbida, quasi simile alla carta assorbente che allora usavamo. Ecco cosa mi ricordo del libro di lettura: la carta.

Correva l'anno?

Mio padre tornò nel '43, sarà stato il ‘42, forse prima.

E tu sei nata?

Nel '35. E quel libro lo ricordo non tanto per le letture ma perché è stato il primo libro avuto in regalo. Altra lettura che ben ricordo è quella di "Sussi e Biribissi", il libro amato da mia madre che ogni tanto ce lo leggeva, specialmente la sera prima di andare a letto. In cucina, non a letto. Ne parlo anche nel mio primo libro   "I giorni dell'Ombra e della Luce".

In cucina, tua madre che legge ad alta voce ..

Sì. "Sussi e Biribissi" di Lorenzini, il nipote di Collodi, ci faceva tanto  ridere. Da adulta appena l’ho rivisto in libreria l’ho acquistato e poi regalato ai miei nipotini. 

Era sempre la mamma che vi leggeva la sera?

Spesso. Sapeva fare a leggere. Sempre a proposito di prime letture, mi ricordo che ero all'asilo dalle suore, una suorina mi ha portato in prima classe con un giornale in mano e ha chiamato la maestra dicendo "Ascolta come legge questa bimba, dobbiamo metterla in prima". Avrò avuto poco più di5 anni e ho letto il giornale, anche se non ricordo cosa. Cosi automaticamente sono passata in prima, anche se mio padre non voleva, lui voleva aspettare che avessi sei anni compiuti per mandarmi alla scuola pubblica, invece sono rimasta dalle suore.

A Barga? Si.

 Quindi hai fatto le scuole elementari dalle suore

Si, finché la guerra me lo ha permesso.

  E delle scuole elementari cosa ricordi rispetto alla lettura?

Non molto, ma ricordo una suorina che ci preparava per l'esame di terza elementare (perché alla scuola privata dovevamo fare l’esame anche in terza) e ci annunciò che gli americani erano sbarcati in Sicilia. Devo dire la verità, non ho ricordi precisi di parole ma si capiva che questa suorina era contenta. Poi a un certo punto scomparve.

Scomparsa? In che senso....

In classe una famosa fascista di Barga portò due bimbi che venivano da Milano. E disse alla suorina, questo me lo ricordo, "Attenzione a questi bimbi". Ora era chiaro che erano di famiglia fascista, rifugiati a Barga per problemi di sicurezza. Dopo un po' di tempo la suorina scomparve. Non sapemmo mai il come e il perché. Può darsi che fosse stata semplicemente spostata da un'altra parte, ma a me è sempre rimasta una strana sensazione e la ricordo con rimpianto.

Hai fatto tutte le scuole a Barga?

Si anche la scuola media e le scuole superiori, le Magistrali, come si chiamavano allora, e avevo compagni e compagne molto più grandi di me perché erano quelli che avevano perso gli anni durante la guerra. Non ho un bel ricordo dal punto di vista culturale dei primi anni di scuola superiore, anzi.

E perché?

In seconda eravamo in 27, ci hanno promosso in due.

In due?

Due ragazze hanno lasciato durante l'anno, poi ci hanno promosso solo in due, se vuoi ti posso dire il nome della compagna promossa con me: Renata Lemmi, la mia amica. Quell'anno avevamo insegnanti certo molto bravi ma poco adatti per la nostra scuola, (Stefanelli a latino e Barsanti a matematica), tutti docenti che poi sono passati al Classico. Di Lucca. E un'insegnante di filosofia, il nome mi sfugge, che faceva fare compiti scritti. Un giorno, dopo aver dato tanti voti brutti, mi consegnò il mio dicendo: "Pieri (a quel tempo non ci chiamavano con il primo nome), non c'è niente da mettere, niente da togliere", e mi dette sei e mezzo. Non saprei come definirla, stavo quasi per piangere.

Una scuola estremamente selettiva e rigida?

Solo i primi due anni, dopo è stata un'altra cosa, dovevano promuovere tutti o quasi, altrimenti chiudeva…

Ricordi l'insegnante di italiano?

Non esattamente, Il primo anno ho avuto per poco tempo una persona eccellente che purtroppo subito dopo fu spostata a Pisa, Bruna Cordati, di Barga. A Barga è stata un'istituzione, perché era una persona di vera cultura e disponibile con gli altri. Quella che l’ha seguita non la ricordo, non doveva essere un granché.

Ti ricordi delle letture fatte a scuola?

Allora Bruna Cordati ci invitava a leggere, ma io venivo  da un periodo dove alternavo la Delly con Salgari, al massimo ero arrivata a leggere Cronin.

Ah  sì?

Sì, "La valigetta del dottore", ero in prima superiore, ma non avevo ancora 14 anni. Al primo tema mi dette 4, era la prima volta per me, ma aveva ragione. Venivo da una scuola media dove si scriveva ancora di ciliegie e uccellini sugli alberi. Lei ci aveva detto di fare il riassunto di un libro letto di recente, ma io “La valigetta del dottore” non l'avevo ancora finito e inventai il finale e andò tutto storto. Però piano piano, sia pure con tanta paura, arrivai al 6.  Peccato che proprio allora ci lasciò. 

Era difficile avere libri all'epoca?

In casa mia ce ne è sempre stato qualcuno, per fortuna.

Bene...

Ho scoperto da poco che anche Ilaria Vietina, l'assessora, alle politiche formative, ha letto un libro che credevo di essere l'unica a Lucca a conoscere, "Taras Bul'ba". L'autore non me lo ricordo. Era un libro di mio padre, la storia di un eroe dell'Oriente che viene verso l'Occidente, un guerriero invasore....

[Controllando in rete ]

E' un'opera di Gogol, non la conoscevo nemmeno io

Sì, perché anche mio padre era un lettore e cosi grazie a lui ho letto "I tre moschettieri", "I miserabili" e  "Taras Bul'ba", grandioso per me.

Avevate una bella biblioteca a casa?

No, una bella biblioteca no. La collana per ragazzi della Salani però sì, passata poi ai nipoti, ho letto tutto della Salani da bimbetta.

Tuo padre che lavoro faceva?

Era bottegaio, commerciante.

E tua mamma?

Casalinga.  "Sussi e Biribissi" le piaceva tanto, "II giornalino di Gian Burrasca" invece no, era troppo sofisticato secondo lei. Non ci leggeva Pinocchio, perché la storia del Burattino era riservata a mio padre.

 Hai notato quindi delle differenze di lettura fra tua madre e tuo padre?

Certo, sì,  mio padre un po' di tempo se lo prendeva, all'epoca la televisione non c'era e lui leggeva “libroni”, di tante pagine. Lei invece doveva cucinare, rammendare, ricamare, fare la maglia, prendersi cura di quattro figlioli, anche sotto le cannonate. Per sé quando aveva tempo leggeva storie di donne e di sante, la domenica. Ricordo che proprio la domenica usciva "II Corrierino dei piccoli", come mi piaceva. E ci furono anche “L’avventuroso” e “L’Intrepido” per mio fratello più grande, ma ricordo anche un giornalino fascista o parafascista…Erano i nostri fumetti anche se non si chiamavano così, allora. Mio padre, dopo la guerra leggeva "L'Europeo".

Ha avuto una bella redazione, se non erro Giorgio Bocca, poi Oriana Fallaci....

E il direttore era Arrigo Benedetti, e pensa che mio padre aveva fatto solo la quinta elementare, mia madre, la terza. Lui, perché a Barga più della quinta non facevi, lei avrebbe potuto continuare, ma era la piccina di casa e preferiva stare con le sorelle a casa a fare piccoli lavoretti. Nel libro trovi tante notizie della mia famiglia, la seconda parte è dedicata alle donne della mia famiglia, invece di "Affetti" avrei dovuto chiamarla "Le donne di casa", ma ormai è andata.

I giornali li leggeva tuo padre?

Si, certo il quotidiano, ma solo più tardi con regolarità.  Lui suonava anche nella banda del paese, la tromba, e la sera, come tanti uomini andava al caffè a giocare a carte.  Forse dovrei scrivere di lui, nei “giorni dell’Ombra e della luce” parlo quasi sempre di donne.

Lo stimolo per scrivere un altro libro. Tornando alle scuole mi hai detto che in prima superiore leggevi la Delly e Salgari

No, questo già alle medie. Arrivai in prima superiore con queste letture e la professoressa ce ne suggerì qualche altra, ora non ricordo esattamente cosa ma credo di aver cominciato allora a leggere quasi voracemente e buoni libri.  Anche in quarta magistrale ho avuto un insegnante bravo di italiano, il professor Bianchini (che mi chiamava "Pitorina" alla lucchese)  Non purtroppo prima.

lmmagino...

Ah, devo aggiungere che a Barga c'era una buona biblioteca americana e lì ho scoperto tanti autori americani, perfino Truman Capote. Comunque mi ricordo che  a 16 anni durante l’estate ho letto  tanto di Shakespeare, sia tragedie che  commedie. Ne ero affascinata.

In lingua originale?

No, magari! In italiano. Cominciavano a uscire i libri della Bur a 50 massimo 100 lire. Quelli piccini grigi, con nulla li compravi. Ce ne ho ancora parecchi a Barga. Anche la letteratura russa l'ho letta in buona parte grazie alla Bur.

E la biblioteca americana, ti ricordi quando è stata fondata?

Eh, credo fosse legata all'USIS, era in una delle piazze principali, poi è stata inglobata nella biblioteca locale.

La biblioteca comunale di Barga?

Si,   prima era in centro storico ma l'edificio era pericoloso dal punto di vista sismico,  ora è a Villa Gherardi, dove c'è anche l'ostello della gioventù. Una villa molto bella ma si lamentano degli spazi che mancano.

Chissà se nel caso è rimasta la dicitura fondo Usis..

Probabilmente, non saprei, non me ne sono mai occupata. Poi sono diventata maestra, ho cominciato ad insegnare, le supplenze, specie quelle brevi sui monti. Due anni dopo ho scoperto attraverso un’ amica di Lucca che non avrei pagato le tasse e mi sono iscritta a Lingue straniere, all’Università di Pisa, quasi di nascosto da mio padre. Per lui la bambina doveva stare a casa, fare la maestrina, aiutare la madre  e magari suonare il pianoforte. Che tempi…

Lingue, non il Magistero a Firenze?

A me sarebbe piaciuto fare Lettere, ma il Magistero no, ero rimasta disgustata dalle Magistrali. Ma a Lettere non potevo iscrivermi e così ho fatto l'università a Pisa, andando in giù e in su. La cosa buffa era che ci si iscriveva ad Economia e Commercio, perché la laurea in Lingue e letterature straniere non era ancora indipendente.

E dopo hai insegnato alle superiori?

Ho lavorato parecchi  anni come maestra sui monti  e mi piaceva moltissimo, mi sono laureata in Lingua e Letteratura inglese  con una tesi di Letteratura nordamericana, su Mark Twain, e subito dopo  ho vinto una borsa di studio Fulbright  presso l’Università del Missouri, a Columbia, vicinissima ai luoghi dell’autore.

Programma  internazionale che risale se non erro al Piano Marshall....

Sì, era piuttosto famosa, anche ora lo è, credo. Una volta tornata ho deciso che volevo stare per conto mio, non più a Barga e sono venuta qui a Lucca, ho insegnato due anni alle medie e ho dato il concorso per le superiori, anzi due, e li ho vinti. Nel frattempo lavoravo con l'università di Firenze come assistente volontaria, non c'era nessuno per la cattedra di Letteratura Nord Americana e così facevo lezione io con tanta passione..  Ho seguito delle tesi come relatrice, mi viene quasi da ridere a ripensarci. In particolare ricordo quella di una ragazza di Pistoia che invece di venire all’Università veniva casa mia a Lucca quando aveva bisogno. Era sui racconti di Melville, forse l’ho fatta più io di lei…. E ricordo le lezioni che facevo su Wieland, il primo romanzo riconosciuto come gotico negli USA era quasi horror. Intanto al liceo, in terza classe, si leggevano i racconti di Poe, in inglese ma naturalmente in un edizione parzialmente modificata. Non era male, tutt’altro.

[Interruzione per chiamata] 

Di cosa si parlava?

Si parlava del programma Fulbright, dei concorsi e del tuo ruolo di assistente per la cattedra di Letteratura  Nord Americana .....

Sì mi ha dato tanta soddisfazione, facevo gli esami con il prof.re Pagnini che era bravissimo e tremendo, ai miei tempi voglio dire, quando mi esaminava lui. Ma era il periodo della contestazione e anche lui era cambiato, così dava  27 a tutti o quasi. Una volta mi sono risentita e lui mi ha risposto. "Signorina" - non ero ancora sposata - ma non siamo mica ai suoi tempi". E lo sapevo bene, al mio primo esame ci presentammo in  trentacinque e passammo in  cinque.

A proposito di contestazione, perdona se cambio argomento, ti sono mai state proibite letture? Hai mai letto di nascosto?

No. E' strano,  ho letto tanto di nascosto, specie quando studiavo per l'università, perché mia madre alle dieci e mezza voleva che  andassi a letto e mi riposassi. E io leggevo anche fino alle due di notte, ma leggevo libri gialli, i gialli della Mondadori, quelli stampati a colonne. Se riuscivo a finirne uno mi dicevo "domani studio tutta la mattinata". Era il mio premio. Leggevo di nascosto, non  tanto per il contenuto del libro ma per la fascia oraria.

A luce spenta, con la lampadina?

Con una piccola  torcia elettrica

Come tanti scrittori del passato

Sì. Solo una volta mi fu detto di non leggere un libro in IV classe. E’ buffo perché in seguito alla biblioteca americana ho letto di tutto o quasi, pensa che ho letto anche libri sulla cabala, a quel tempo non c'era molto da scegliere

E la biblioteca americana era fornita?

Sì, per quel tempo sì. Tanta letteratura inglese e americana.

E tornando alla lettura proibita mi stavi dicendo...

II professor Bianchini in quarta magistrale consigliò ai ragazzi grandi di leggere "Madame Bovary "e poi disse: " Pitorina, te no". Questa cosa non mi piacque, ma Madame Bovary non la lessi..

Perché tu no?

Forse perché, secondo lui, non era un libro adatto per me, avevo appena 16 anni, forse no, non lo so. L'ho letta dopo e mi ha un po’ annoiato, non l'ho apprezzata come avrei dovuto. Forse mi aspettavo chissà che  cosa.

A proposito un libro che hai odiato, che non sei riuscita a finire?

Direi di no, a me piaceva leggere, ripeto ho letto libri di tanti tipi. Ho scelto di laurearmi in Letteratura Nord Americana perché mi piaceva  il   professore,  con lui potevi avere un certo dialogo, e poi soprattutto perché tra me e me dicevo "può darsi che così da casa un po' me ne vado", "può darsi che negli Stati Uniti riesco ad andare". Infatti cosi è stato. Avere questa visione, a Barga.Ma in realtà Inghilterra e Scozia e anche l’America per noi di Barga erano pane quotidiano. Lucca l'ho trovata molto più chiusa. Pisa, se toglievi l'università,  era di una chiusura unica. Barga era molto più aperta, forse perché eravamo abituati a vedere gente che  arrivava e che ripartiva fin dal Dopoguerra. Poi anche per la mia storia familiare, i nonni migranti...Trovi i particolari nel mio primo libro.

Ecco. Sicuramente devo leggerlo. E la borsa di studio quanto durò?

 Era per un anno, però io poi sono stata un anno e mezzo perché volevo fare un master. E allora ho insegnato italiano come assistant professor. Una bella esperienza.

Hai insegnato letteratura inglese alle superiori vero?

Si, a proposito scusa non ti ho detto che la tesi su Mark Twain l'ho fatta su libri che nessuno aveva mai letto in Italia, i racconti di viaggio, quello  sul fiume e quelli sul vecchio West, inclusi gli incontri con i minatori del Nevada. Devi sapere che Mark Twain è  uno pseudonimo ripreso dalle grida in  uso lungo il fiume Mississippi per misurare l'altezza dell'acqua. II vero nome era Samuel Langhorne Clemens.

Non ne ero a conoscenza. E come insegnante che letteratura hai proposto?

Tanta letteratura inglese come da programma. Poi Poe, Orwell, Joyce, “The Dubliners”. Ho avuto anche uno studente che ha letto tutto I' "Ulisse" in inglese. lo ne ho letto qualche parte, come il monologo di Molly che mi è sempre piaciuto,  lo leggo ancora ogni tanto. Poi alcuni assaggi di Henry James, “The Portrait of a Lady” e di Virginia Woolf da "Mrs. Dalloway" a "To the Lighthouse”. Mi sarebbe piaciuto fare più letteratura nord americana ma a quei tempi non era semplice, i  programmi ufficiali prevedevano solo i  classici inglesi.

Come Shakespeare?

Certamente, non si può non leggere Shakespeare. Da Romeo and Juliet a Antony and Cleopatra, a Hamlet e Macbeth. Chiedevo ai ragazzi di leggerli durante le vacanze in italiano, così poi potevamo leggerne dei brani in inglese in classe, insieme.

C'è un libro che ti è piaciuto particolarmente?

Di recente "Gli anni" della Annie Ernaux. E’  quello che mi ha spinto e aiutato a scrivere, i miei primi librini di narrativa.  E’ stranissimo come strutturazione , un po’ respingente  al primo impatto,  poi ti prende,  è vitale, è una storia individuale e collettiva allo stesso tempo.  Nel passato ho amato "Light in August” di Faulkner Non so se la traduzione in italiano  sia “Luce in Agosto” o  “Leggera in Agosto”, il titolo si riferisce al parto della protagonista .

[Controllando in rete] Luce in agosto....

E poi Hemingway, tutto ma soprattutto "I 49 racconti". A proposito di tesi, eravamo in tre in quel periodo a fare la tesi in letteratura americana, io l’avrei voluta proprio su Faulkner ma il  professore la diede all'unico  ragazzo del gruppo.

Perché era ragazzo?

Eh  sì, a me Mark Twain e a  una compagna toccò Cooper, "L'ultimo dei Mohicani", ecco.

Una  curiosità,  Maria Pia,  negli Stati  Uniti che differenze  hai trovato  nel sistema scolastico, nelle biblioteche?

Oh, bene, tante. Ecco la differenza più grossa: ero alla Graduate School e ricordo che dovevo presentare una relazione, sul capitolo centrale di Huckleberry Finn, di Mark Twain. Andai a scartabellare ovunque, presi note, ecc.,  e alla fine il professore mi disse "Maria Pia sei brava, ma perché non hai raccontato quello che ne pensi te?".  Ero abituata a citare quel che dicevano gli altri, i critici, gli esperti, come in Italia.

Modelli educativi diversi.

Si,  dovevi venire fuori tu, le tue idee, non cosa dicevano o pensavano gli altri.

E le biblioteche pubbliche?  Gli Stati Uniti hanno una lunga tradizione

Sì, effettivamente, sono ricchissime, comode e riscaldate, oppure hanno l’aria condizionata,  non tutte però allora. Nel '72 sono stata a fare uno stage  a Los Angeles in una Graduate School, non avevano l'aria condizionata nelle aule.  Comunque nella biblioteca del Missouri ho trovato anche opere di autori teatrali italiani, una vera scoperta.

Magari all'epoca in qualche scuola italiana, in realtà rurali, c'erano ancora i bracieri....

Beh,  non mi meraviglierei che la stessa cosa ci fosse anche sugli Appalachi a quel tempo., Sai, grazie alla Minimum fax, ho letto da poco "Le colline della morte" di Chris Offutt, ambientato nel Kentucky. Un giallo sociale, dei nostri giorni,  non pensavo che gli Appalachi fossero cosi dark, così ...ancora indietro.

La deep America. A proposito dove sei stata in America precisamente? California, Los Angeles e Vermont ...

Sì,  con queste borse di studio a un certo punto  conoscevo più gli Stati Uniti che  I' Italia, e nell'86 sono stata all’Università di  New York, che esperienza. New York l’ho visitata più di una volta ma studiarci è stato grande.

Altre letture?

Più attuali? I racconti di R.Carver. Mi piacciono i racconti brevi e con finali aperti che il lettore riesce a  ripensare, a rivedere  per proprio conto. Questa cosa mi attira, mentre non mi piacciono certi racconti lunghi, anche di famosi autori americani. Qui, vedi, ritorna Hemingway, essenziale. E poi sono affascinata dalla letteratura della migranza. E’ un patrimonio poco conosciuto ancora e così ricco, è importante per i contenuti ma anche per la nostra lingua e per le donne che ne scrivono. Amo l’ Igiaba Scego, la più famosa ma mi qui ti dico della Elvira Mujcic con “La lingua di Ana” ..E’ vero che non si abita un paese ma una lingua e lei lo dimostra. Sono contenta perché qualche anno fa sono riuscita a farci dei laboratori qui a Lucca proprio all’Agorà.

Preferisci leggere in lingua originale o in italiano?

Se posso in originale. Sto leggendo in originale un libro famoso in America, ma anche in Italia, grazie a Netflix, temo,  "II racconto dell'Ancella". Non l'avevo mai letto e ho un po’ di difficoltà, anche perché è talmente chiuso, talmente distopico. Ho bisogno di letture anche dure ma aperte, alla Carver.  E magari di Camilleri dei primi libri, anche se così diversi.

Mi vuoi aggiungere qualcosa?

Due cose, se posso. La prima: ci sono persone che mi hanno detto perché non scrivo sulla scuola. Perché ho avuto tante splendide esperienze con tutte le classi, piccole e grandi. Ho imparato cosa è leggere da un bimbo di prima elementare a Montebono, sopra Barga, e ho capito meglio “Eveline”, di Joyce, dopo che lo ha letto in classe un ragazzo di V liceo, ma  dal punto di vista burocratico, amministrativo e simili non ho bei ricordi, anzi. Oggi poi penso spesso alle colleghe e ai colleghi al lavoro nelle scuole e non so proprio come fanno. La seconda: abbiamo troppi libri in casa, sia a Lucca che a Barga, e così capita che ricompriamo testi che già abbiamo perché non riusciamo a trovarli. E’ successo da poco a mio marito con “Il vecchio e il mare”. Ogni tanto riusciamo a regalarne qualcuno, ma poi ci sono i nuovi arrivati e così la storia continua specie in questi tempi.

Capisco, però grazie alla lettura sei finita comunque in America?

Eh, sì, sì. Ma anche grazie al fatto che prima ho detto "mi iscrivo a Letterature straniere così esco di casa", e poi "mi specializzo in  Nordamericana cosi forse vado in  America", anche se non è sempre stato facile.                    

Maria Pia, è nata e cresciuta a Barga. Ex insegnante, ha recentemente pubblicato "I giorni dell'Ombra e della Luce 1944-1945. Tra Barga e Nozzano" (2020); Piccolo Sillabario dei pensieri inutili" (2021), entrambi per Tra le righe editore