Intervista a Rossella Chietti

Nonna era di madrelingua inglese, insegnava alla British  School a Milano.  Io quindi conoscevo l’inglese fin da piccola: la nonna mi leggeva Agatha Christie a 12 anni. Quando veniva a Pistoia a trovarci, portava una valigia piena di libri questa donna incredibile! (...) Ecco, nonna arrivava e quelli erano i libri del cuore. Era un donare a me…
Storie di lettura
Rossella Chietti, Presidente Amici della San Giorgio Pistoia

Rossella Chietti, Pistoia (1951 Milano)

Insegnante, laurea in Pedagogia all'Università degli Studi di Firenze e Master di Coordinatore Pedagogico, ora in pensione e Presidente Associazione Amici della San Giorgio di Pistoia.

(sbobinatura di intervista audio-registrata, luglio 2021)

Qual è il tuo primo ricordo di lettura?

“Pinocchio”, il primo ricordo, perché la mia nonna paterna era di Borgo a Buggiano, vicino a Collodi. Lei era una persona che mi leggeva molto quando ero piccola, anche i libretti delle opere liriche, che io conosco bene.  Questa nonna è quella toscana, la nonna materna era irlandese! Una grande donna, è stata anche traduttrice.  La sua famiglia cattolica a Dublino aveva fondato una comunità letteraria con scrittori illustri. Si erano dopo stabiliti a Milano prima della Grande Guerra.   

Nonna era di madrelingua inglese, insegnava alla British  School a Milano.  Io quindi conoscevo l’inglese fin da piccola: la nonna mi leggeva Agatha Christie a 12 anni. Quando   veniva a Pistoia a trovarci, portava una valigia piena di libri questa donna incredibile! Lei leggeva in continuazione e di notte. Ho cominciato così a conoscere tutti i classici inglesi, come Dickens ecc. Tutti questi libri erano sì in italiano, ma lei me li narrava in inglese. Alle medie “my granmother is irish” era il modo di pormi rispetto agli altri.

Quindi il primo impatto con la lettura è rappresentato dalla figura della nonna e dalla letteratura inglese, una cosa particolare per l’infanzia di una bambina italiana….

Certo, poi certi autori li ho approfonditi da grande: Henry James, i romantici ecc. Nonna aveva studiato lingua italiana ad Oxford, venne in visita a Napoli dove conobbe mio nonno, si innamorarono ed è rimasta qua in Italia però era completamente presa, nonostante sei figli, dall’insegnamento della madrelingua, l’inglese. È stata anche premiata, prima che morisse, dal console negli anni ‘60, Éamon de Valera, per aver   diffuso la lingua inglese e aver creato a Milano questa comunità irlandese di scrittori ecc. Molti di loro erano scappati da Dublino, durante i conflitti tra protestanti e cattolici.

Come si chiamava tua nonna?

Nina Esposito, perché la famiglia era di origini anche napoletane. Erano diversi fratelli, trasferiti poi a Firenze. Uno di questi era un famoso compositore di musica. A Castellamare di Stabia c’è anche il cippo nella piazza, per dirti, una famiglia in vista, molto conosciuta. La nonna è seppellita al cimitero monumentale di Milano, gli altri fratelli e sorelle sono al cimitero inglese qua a Firenze.  Lei aveva questo suo modo di porsi e intorno a sé aveva altre persone scappate dall’Irlanda che però facevano cultura e letteratura all’interno della comunità di Milano. 

Una bellissima testimonianza…

Ne sto scrivendo la storia, un libro, autobiografico, perché ho avuto un’esperienza unica grazie a lei. La mia nonna irlandese, una donna diversa. Ti immagini quando arrivava in Toscana negli anni ‘50, che camminava da sola, prendeva il tram da sola, veniva da Milano con il treno da sola, una storia particolare per quegli anni.

 Una nonna toscana, una nonna irlandese, non è da tutti, lo so!  Storie che si intrecciano, strane però bisogna metterle insieme e non dimenticarle. L’esperienza di una bambina come me a Pistoia che prendeva il treno con la mamma e si trovava a Milano.   Mia mamma ha sempre sofferto questo   cambiamento di vita: Piazza della Scala, la Rinascente, un altro mondo!

E a scuola?

Alle medie, quando mi trovavo davanti al prof. di inglese, dovevo scoprire le carte, sono cresciuta con una “irish grandmother”. Poi quando si andava a Milano (si stava dei mesi sai, all’epoca era un viaggio lungo) se parlavi con la nonna o capivi l’inglese o niente, non c’era traduzione.

Alle scuole superiori?

Alle scuole superiori c’è stato un “handicap”. I miei genitori avevano una torrefazione di caffè e quindi volevano che la figlia facesse Ragioneria anche se in realtà ero portata per le materie umanistiche. Quindi ho scelto l’indirizzo linguistico anche con il tedesco. Ma finita ragioneria indovina cosa ho fatto? Mi sono iscritta a Psicologia! Io ero da Magistrali o da Liceo Classico, ma ho lavorato tre mesi in banca e ho smesso subito, non era un lavoro per me, così poi ho iniziato ad insegnare ai bambini. Mi sono laureata in Psicologia dell'Età Evolutiva. Ho fatto questa scelta. Un percorso diverso.

Un percorso in linea con la tua personalità

Per me la lettura è tutto, nella mia vita è fondamentale, ricordo che leggevo “La primula rossa” della baronessa Orcsy, a 14 anni... lo leggevo sempre:

La cercan qui, la cercan là,

dove si trovi nessun lo sa.

Che catturar mai non si possa

quella dannata Primula Rossa?

Poi c’è un libro che non ho più ritrovato, che mamma mi leggeva sempre in inglese, “Il castello di Morant”, la nonna me lo leggeva in inglese addirittura, non sono riuscita più a trovarlo, ho fatto tante ricerche….

Non ne hai una copia?

No, sai i traslochi, chissà…

E “Il castello di Morant”?

È un libro letto da bambina, un libro che la mamma mi leggeva. Lo conoscevo a memoria: un libro gotico: su una famiglia aristocratica, con un mistero.

A proposito esiste un libro, un autore che ti ha segnato?

Virgilia Woolf, “Una stanza tutta per sé”, “Gita al faro”, “Mrs Dalloway”…

Con una nonna inglese….

Lei me ne ha sempre parlato, ha studiato all’Università di Oxford, nei primi del ‘900, la Virginia mi ha toccato le corde, l’ho riletta negli anni ‘70. Poi la De Beauvoir, la Ginzburg, la Dacia Maraini, “La vita no”, “L’Agnese va a morire”; le scrittrici donne della Resistenza.

Hai studiato a Firenze?

Sì, in Via della Pergola. Ho fatto un percorso non solo di Psicologia: tra gli esami ho messo Italiano, Storia.

Immagino pertanto tu non abbia mai letto di nascosto….

La lettura a casa mia non è mai stata fatta di nascosto. C’erano libri a cui non mi avvicinavo, Moravia e Pasolini li ho letti a scuola. Ho avuto insegnanti di italiano “molto aperti” a Ragioneria e non è poco. Io andavo bene a matematica, avevo nove, anche a chimica ma le materie umanistiche le bevevo come acqua così come tutto quello che era letterario. Ricordo la prof. Serafini ci consigliò Moravia per l’estate e mia mamma: “Che fai leggi Moravia?” E io “sì me lo ha dato la professoressa” e finiva lì. Andavo in biblioteca o me lo compravo ma la mamma non mi ha mai proibito di leggere.  Moravia, “La romana”, argomenti più scabrosi per gli anni ‘60, ecco, mi si è aperto un mondo anche lì, Pasolini “Ragazzi di vita”, la De Beauvoir. Certe volte dormivo da una mia amica a Firenze passavo dalla libreria sotto casa sua ad acquistare libri nuovi. Ma mamma non mi ha mai proibito niente perché sua madre le aveva aperto un mondo e anche lei leggeva molto.

C’è un libro legato ad un episodio particolare della tua vita?

Tanti. Ricordo la nonna leggeva “La Recherche” di Proust, leggeva anche i francesi e così ho cominciato con Balzac, Stendhal, “Il rosso e il nero” non so quante volte l’ho letto. Come ho letto tantissimo “Anna Karenina”, per me un libro fondamentale della mia adolescenza, “Rebecca, la prima moglie” della Du Maurier. Ecco, nonna arrivava e quelli erano i libri del cuore. Era un donare a me…Agata Christie l’ho conosciuta così: “Dieci piccoli indiani” …. Poi Conan Doyle con il Mastino di Baskerville!  Mi venivano i brividi, gli incubi notturni ma lo volevo leggere.  Ah! “Jane Eyre” Mamma mia! E poi Lawrence, “L’amante di Lady Chatterly”. La mamma quando me lo vide in mano mi disse “Che fai? lo leggi?”, le risposi  “mamma non ti preoccupare” e mi lasciò leggere. Erano situazioni al limite! Per tante mie amiche le loro madri avrebbero vietato queste letture, erano gli anni ‘50-‘60, c’era la Carrà che cantava il “Dadaunpa” o il Carosello ecco. Io leggevo tanto la notte: la nonna “chiudi la luce, chiudi la luce”, ma io leggevo perché poi andavo a scuola e quindi avevo poco tempo per la lettura, le mie amiche la domenica andavano in discoteca ma io leggevo.

Il tuo rapporto con le biblioteche?

Ho avuto fortuna, anche dove ho fatto Ragioneria, al Pacini, c’era una bella biblioteca, poi la Forteguerriana di Pistoia. I libri noi si compravano dal “Rinfreschi” vicino al liceo, la storica bancarella dei libri usati. In casa mia sempre stati i libri.  Non ne posso fare a meno di avere libri intorno.

Non a caso sei la presidente degli Amici della San Giorgio di Pistoia….

La famiglia mi ha dato l’imprinting. Le miei amiche leggevano libri da “ragazzine”, io leggevo Agatha Christie, perché  li vedevo in mano agli adulti e l’emulazione c’era. Era un modo per fare parte della loro vita maggiormente. La nonna sul tram mi parlava di quello che leggeva. Buffissime situazioni.  Quando si entrava negli scompartimenti dei treni per andare a Firenze era strano, difficile, vedere una donna con la nipote accanto che leggevano. Gli altri parlavano, scherzavano e noi si leggeva, e per di più in inglese! Il nostro tempo era gestito dai libri, a volte mi imbarazzava quando si andava a Fiesole con la corriera e si parlava inglese, ci guardavano tutti però la situazione era questa.

Vuoi aggiungere qualcosa?

Virginia Woolf è il mio mito. Tra i libri anche “La donna spezzata” di Simone de Beauvoir, sul divorzio, sul fare da sé, realizzare la propria via, un libro miliare del femminismo, poco conosciuto.

Un’infanzia privilegiata….

Certo i problemi c’erano…però queste differenze erano importanti. Da un lato vedevi una donna indipendente autonoma, una donna importante a Milano, premiata a livello internazionale per aver portato la propria madrelingua in Italia. Dall’altro c’era la realtà pistoiese, dove l’altra nonna era casalinga, già in cucina la mattina presto. Io sono sempre stata in bilico tra due realtà femminili.